Quali sono i test per la diagnosi di
allergia alimentare?
L’osservazione
della scomparsa dei sintomi con l’eliminazione dell’alimento
nella dieta e della loro ricomparsa con la reitroduzione
dell’alimento permetterà di porre diagnosi di intolleranza a
quell’alimento.
I
prick test hanno un ruolo puramente accessorio nella
diagnosi di allergia alimentare; quelli con estratti del commercio
possono rappresentare un’indagine indicativa per l’allergia a
proteine stabili come quelle del latte vaccino e dell’uovo di
gallina; per frutta e verdura il test va eseguito con il cibo fresco
(il cosiddetto test prick by prick) perché queste proteine sono
labili e vengono alterate dalla preparazione industriale.
Il
test di scatenamento con il l’alimento in causa è lo
strumento indispensabile per la diagnosi corretta di allergia
alimentare. Consiste nella somministrazione per bocca di piccole
dosi crescenti dell’alimento non tollerato (o sospettato tale), da
effettuare sotto controllo medico, meglio in ospedale.
Nella pratica clinica, sono quasi sempre inutili le indagini di
laboratorio su sangue (i cosiddetti RAST) e sono
assolutamente sconsigliate indagini “alternative” (Test di
provocazione e neutralizzazione, Test citotossico o Cytotest,
D.R.I.A. test, Elettroagopuntura o test elettrodermico, Kinesiologia
applicata, Biorisonanza) perché prive di qualunque validità
scientifica.
Per la
diagnosi di allergia alimentare possiamo contare solo sul sospetto
clinico tratto dalla storia delle manifestazioni, sull’eliminazione
del cibo sospettato dalla dieta per 2 – 3 settimane e
sulla sua successiva reintroduzione.
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